E così siamo in quarantena. È solo un assaggio, per una parte limitata del paese, ma è comunque un colpo per noi tutti. La tesi è che si alzano palizzate per difendere la salute e il lavoro di tutti. Ne deriva però che molti sogni si arenano sulle strategie di contenimento studiate per arrestare il nemico pubblico numero uno, l’Al Capone di noialtri: il signor virus.
Sarà la mossa giusta? Davanti ai problemi dell’economia che già singhiozzava e ora rantola come se dovesse esalare l’ultimo respiro, non fanno ridere le previsioni di chi annuncia: «Se non moriamo di malattia, moriremo di fame». In un modo improvviso e perverso io stessa mi scopro casualmente in prima linea. Il 22 febbraio tornavo da Pavia dopo la presentazione della mia “Ragazza col cappotto rosso” e ascoltavo con un senso di incredulità gli annunci che piovevano dagli altoparlanti sulla cancellazione dei treni da e per Codogno. Da quel momento le cose hanno cominciate a correre forsennatamente.
In mezzo ai tanti problemi, l’improvviso blocco della mia Ragazza conta davvero poco. Ma la prospettiva delle presentazioni che finiscono cancellate subito – o restano in bilico in attesa di essere annullate – mi lascia la bocca amara. Non dovrei lamentarmi. Dozzine di autori sono nelle mie stesse condizioni e cercano affannosamente di riempire i buchi neri del loro cielo proponendo chiacchiere su Facebook, offrendo mani tese, cercando di organizzarsi. Pazienza: ciò che conta, al momento, è uscirne vivi. Il resto si vedrà.
E allora cerchiamo di distrarci annotando spigolature doc. Come il malore esibito da quel cliente alla cassa di un supermercato. Lo strozzato grido d’aiuto, la caduta improvvisa, la testa sbattuta sul pavimento hanno spinto alla fuga cassiera e altri clienti col risultato che il furbone – lestamente rialzatosi – ha preso la sua spesa e si è volatilizzato senza pagare il conto. O come la prodezza del ladro misterioso che ha rubato le maschere chirurgiche a un ospedale milanese impedendo gli interventi per tutta la mattinata (bravo! complimenti). E poi la politica. La destra all’attacco del governo, e lo stesso governo che chiede ordine, buon senso e fronte unito contro il male. E difende così la decisione di creare le prime zone rosse. Una mossa dura e contestata, nessuno rinuncia volentieri alla propria libertà. Certo lo si chiede per una causa giusta: .la necessità di proteggere la popolazione dal contagio. Mi domando se si poteva aspettare ancora un poco, se si è deciso troppo presto di aprire questo vaso di Pandora pieno di fantasmi paurosi. Vogliamo riparlarne tra un mese per giudicare con il senno del? Potrebbe essere una buona scelta.
Un punto però va chiarito subito: amici dei media, dottori, statistici, esperti di varie categorie, per favore smettete di dire che il virus uccide solo anziani fragili, con diversi problemi di salute. Anche se così fosse, non bisognerebbe usare questo slogan. Forse non è nemmeno utile dare ai ragazzi la sensazione di essere immuni dal virus qualunque cosa facciano, ribadendo con quell’aria trionfo che tanto, a morire, saranno solo i vecchi.
È l’ennesimo colpo proibito sotto la cintura per i tanti che hanno smesso di essere giovani. Ma non avrebbero una gran voglia di finire in un crematorio già nei prossimi mesi. A meno che non abbiano ragione i profeti che annunciano impreviste svolte radicali nel nostro paese, in Europa e nel mondo.