Non apprezzo che Salvini abbia bloccato i porti italiani ai migranti, che attacchi la nave Open Arms colpevole di avere preso dei migranti a bordo e che per di più canti vittoria vantando la sua campagna contro i migranti. Si tratta comunque di una vittoria molto facile su un esercito di poveretti, con tanti bambini accompagnati o no, forse spaventati, indifese o malati. Ma pur chinando la testa davanti alla scelta del ministro che sembra interpretare la volontà del popolo – o almeno di una grossa parte di essi – mi domando: anche se non possiamo/vogliamo accoglierli non potremmo mandare coperte calde e un po’ di cibo a quei poveretti e ai marinai che li stanno aiutando? Non dovrebbe essere una spesa eccessiva, o un rischio inaccettabile, inviare una motovedetta con un po’ di soccorsi, ben sapendo che comunque i viaggiatori finiranno in Spagna. E non mi sembra lodevole lasciarli morire girando la testa dall’altra parte.
L’inerzia del Viminale, tesa a procurare voti facili, è tanto più triste se si considera l’ardore con cui il ministro onnipotente, l’uomo che parla a nome dell’Italia, non per occasione per sbandierare rosari, Vangeli e invocazioni al buon Dio. Lo stesso Dio che ha lasciato istruzioni precise sul dovere dell’accoglienza e sulla pietà per i meno fortunati. Chi vuol essere duro lo sia, ma smetta di lanciare ipocrite esortazioni alla fede cristiana. Un po’ di coerenza sarebbe d’obbligo.
Non voglio tirare in ballo gli innocenti figli di Salvini (cosa che lui lamenta), non speculo sul loro dei bambini e non avanzo teorie su ipotetiche vendette divine. Ma di una cosa sono sicura: un giorno saranno questi ragazzi a giudicare il loro papà. E se non lo giudicheranno perché saranno cresciuti staliniani, e dunque a immagine e somiglianza del vice primo ministro che aspira a diventare numero uno assoluto… beh, non sarà un bel giorno per papà Salvini. I suoi dolci figli potrebbero lasciarlo affamato e al freddo, seguendo la sua lezione. Chi semina grandine miete tempesta.