Arrivo silenzioso, in punta di piedi, per il mio “Il buio oltre la porta” (Sperling&Kupfer), storia vera di una signora della buona borghesia, madre di tre ragazzi, martoriata dal marito per 18 anni, poi avventurosamente fuggita da casa e ora in procinto di godere la riconquistata felicità. Buona cosa la discrezione insita in quel “in punta di piedi”, purché non sia castrante e non soffochi la riflessione.
Vediamolo dunque meglio questo ritorno che arriva tre anni dopo le prime tre edizioni. Sciaguratamente (è giusto ribadire quello sciaguratamente) la storia della signora che ha silenziosamente vissuto un inferno privato per 18 anni, resta attualissima. In effetti, il problema della violenza domestica non è affatto risolto. Più ancora: non si può nemmeno prospettare un ridimensionamento di morti e torture, visto che le statistiche (ufficiose e perlopiù compilate su fonti di stampa) segnalano una recrudescenza del fenomeno. 2) Alcuni degli omicidi più efferati suscitano deprecazione, rabbia, proteste e petizioni — ma con le parole non si cambia una triste consuetudine che fa parte della tradizione non solo italiana (dove per altro è ben radicata) ma internazionale. In effetti dopo grida ed esortazioni la tempesta si placa e la situazione resta immutata. 3) “Il buio oltre la porta” torna con un programma ambizioso e il solito scopo di servizio. Grazie a una cordata di grandi amiche — Maria Grazia Bianchi Razzini, che ha coinvolto diversi club Lions; Rosaria Iardino presidente di Donne in rete onlus; Cristina Stancari, assessore Pari Opportunità della provincia di Milano, e la preziosa collaborazione della psicoterapeuta Sarah Viole — vogliamo portare il libro nelle scuole superiori di Milano per avviare una riflessione seria e approfondita sul tema della violenza domestica e della parità tra i generi, nella certezza che certi atteggiamenti negativi vadano corretti tempestivamente, appunto in età scolare.
In concreto il libro viene distribuito alle scuole interessate – gli insegnanti che lo desiderano seguono la lettura – si organizza poi un incontro con i ragazzi che proseguiranno il lavoro di approfondimento su modelli letterari, leggi, tradizioni italiane e straniere etc etc. Abbiamo già avuto un primo giro di perlustrazione in scuole di Parma, Bergamo, Caravaggio, Romano di Lombardia. Ora si tratta di continuare.
Non sarà facilissimo (ma abbiamo già una decina di scuole interessate al programma) e neppure del tutto indolore (le scuole sono interessate ma sprovviste di fondi, quindi continua la caccia agli sponsor). Ma noi tutte ci auguriamo che ne valga la pena.
QUARTA RISTAMPA PER IL “BUIO”
4 Comments
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Grazie Roberta, parole d’oro. Quanti di noi hanno simili esperienze di vita e un po’ di rimorso per avere scansato interventi più drastici? Io per prima. E mi conforta assai sapere che tu approvi il nostro programma antiviolenza destinato ai ragazzi!
Sono sicura che ne valga la pena, bisogna proprio cominciare dalle scuole,far in modo che i ragazzi ne siano a conoscenza, e a mio avviso tutta la comunita’dovrebbe partecipare, chissa’ quante volte si sono sentiti vicini di casa picchiarsi e far fiinta di niente, dicento saranno affari suoi, e no!!! sono affari nostri, si suona la porta e si denuncia il fatto, anche cosi’ si possono aiutare queste donne, non mettendoci una fetta di salame sugli occhi. Una volta,anni fa’ ho visto la figlia della mia vicina di casa,presa a calci dal fidanzato, l’ho aiutata a rialzarsi e ho minacciato il ragazzo, lei continuava a dirmi. non lascia stare e’ cosi ma mi vuole bene, se gia’ da fidanzati si comportava cosi’ ho pensato che razza divita avrebbe fatto, una ragazza dellla stessa eta’ di mia figlia, mi e’ venuta la pelle d’oca. La prima cosa che ho fatto, l’ho raccontato ai suoi genitori,non ho potuto far fint adi niente, per fortuna mi hanno ringraziato, non sapeva nulla,lei teneva tutto nascosto,aveva solo 17 anni, poi un po’ per volta e dopo varie denunce, l’ha mollato, e adesso e’ felicemente sposata con una persona normale. DENUNCIAMO. fa niente se magari ci prendiamo parolacce,potrebbero dirci di farci gli affari nostri o cose peggiori, ma denunciamo sempre.
E’ un libro che vale la pena leggere e regalare a un’amica, a un’amico, a chiunque si renda conto che può fare da tramite -nella realtà in cui vive- per affermare il principio che siamo un’unica famiglia umana e che possiamo aiutarci. Importantissimo uscire dall’idea che il problema della violenza sia lontano da noi, che non ci appartenga. Possiamo cambiare la nostra storia aiutando e facendoci aiutare, comunicandoci le ansie e le preoccupazioni, confessando che non esiste vita dorata senza la forza della libertà, che viene soltanto dall’affermazione della dignità della vita stessa. La solidarietà significa assumere su di noi il compito di fare nostri i bisogni legittimi dell’Altro e chiedere aiuto nella necessità, quando ci sentiamo stretti da un senso di fallimento o di fatalità irreversibile. Molte donne non denunciano, non si fanno aiutare, non hanno cura di se stesse, perchè hanno paura di non farcela. Ma non sono sole. Avanti tutta…Coraggio!!! Un abbraccio Nik 😉
Maria Grazia, ricordo bene la bella presentazione di Monopoli sotto la tua “guida”. Ti ringrazio molto per il commento e spero davvero che le tue preziose considerazioni cadano su terreno fertile! Noi fin qui siamo arrivati, ora speriamo che la catena umana e spirituale che abbiamo messo in moto continui a funzionate. Un abbraccio cara amica e spero di incrociarti ancora… da qualche parte.