L’intervista al ministro Lavrov trasmessa da Rete 4 ha dato scandalo. Più che una intervista, si è detto, è stato un comizio per la mancanza di contraddittorio da parte dell’intervistatore, il giornalista Giuseppe Brindisi. Rete 4 ha provveduto al salvataggio come poteva. Volonterosi politici e colleghi hanno giustificato l’acquiescenza dell’intervistatore citando regole di ingaggio che impediscono di ribattere alle affermazioni dell’intervistato. Quindi non si poteva riprendere il ministro mentre affermava, per esempio, che la Russia ha colpito solo obiettivi militari o si aggrappava a stereotipi antisemiti asserendo che Hitler era ebreo o che gli ebrei sono i peggiori antisemiti. Quanto all’augurio “Buon lavoro ministro Lavrov” la frase di congedo era, in realtà, “buon lavoro per la pace”. E dunque un augurio più che corretto, precisa il giornalista. Che alle critiche replica manifestando la disponibilità a intervistare anche Putin. Non Zelensky o Kuleba, ma proprio Putin.
La casalinga si chiede, con rispetto, se l’eventuale intervista a Putin seguirebbe le stesse regole d’ingaggio imponendo una totale acquiescenza. E ancora, considerando che Brindisi precisa: “è talmente evidente che sugli ebrei Lavrov stava dicendo una sciocchezza che gliel’ho lasciata dire”. E aggiunge pure: “il lavoro del giornalista è portare notizie. Io le ho portate”. La casalinga ragiona: ma questo signore conosce davvero il suo mestiere? Crede davvero che tutti abbiano inteso i giudizi di Lavrov come una sciocchezza? Non toccava a lui correggere la rotta discutendo con Lavrov alla pari, invece che farsi megafono delle sue sciocchezze? E lui stesso ha capito bene lo scandalo che sta facendo discutere non solo l’Italia, ma il mondo?