Mettendo insieme i primi materiali per una conferenza sulle origini della lingua mi sono fermata su alcuni dettagli. Il primo è che l’antico esperanto degli ominidi era fatto di gesti. I nostri progenitori di clan diversi si intendevano mimando bisogni e sensazioni. È lecito pensare che non si trasmettessero concetti di alta filosofia, ma bisogni e sensazioni elementari che riguardavano cibo, sonno, amore, paura, gioia, esprimendosi con mosse che con il passare del tempo si sono standardizzate e hanno ispirato i primi linguaggi non vocali. Fin qui sembra tutto chiaro. Lo strano è, però, che a distanza di centinaia di migliaia di anni gesti, ammiccamenti, soprassalti e sorrisi rappresentano ancora oggi oltre il 90% dei messaggi che ci scambiamo.
Secondo gli studiosi, il contenuto delle parole copre appena al 7% della comunicazione. Il 38% di questa delicata materia passa attraverso il tono della voce, mentre il 55% va all’espressione non verbale. Altri studi rivelano che in caso di contraddizione tra parole e gesti, istintivamente scegliamo di credere ai gesti. Inizia da questi ragionamenti il saggio che Philippe Turchet, esperto francese di comunicazione non verbale, dedica a Il linguaggio inconscio della seduzione (Castelvecchi).
Altre curiosità: reagiamo inconsciamente a movimenti facciali che durano 1/500 esimo di secondo sci adeguiamo allo stato d’animo del nostro interlocutore. Più ancora, sempre inconsciamente, imitiamo la mimica di chi ci sta davanti. Il nostro cervello percepisce immagini la cui durata di proiezioni su uno schermo varia da 10 a 50 millesimi di secondo. Un lieve tocco trasmette simpatia e voglia di capire. Un sorriso non forzato ammorbidisce molte resistenze. La finzione, invece, non porta lontano: una persona ci emoziona se a sua volta prova emozioni sincere. Il nostro odore fa il resto. Nel caso della seduzione entra in gioco il feromone che farfalle e formiche avverto a 10 chilometri di distanza — certo è che farfalle formiche non cambiano i loro odori naturali con saponi, creme e profumi come facciamo noi umani.
E ancora: con piccoli gesti alziamo barriere istintive davanti a persone che non ci piacciono o che disapproviamo, altrettanto istintivamente lanciamo segnali di apertura a persone che ci hanno conquistato. Tenere le braccia lungo il corpo o incrociarle sono comunque movimenti di chiusura, mentre tendere le braccia verso l’interlocutore svela il desiderio di comunicare.In generale però la gestualità rafforza il legame tra persone. Nascondere i palmi delle mani, o tenere i polsi prone sono gesti di chiusura. Mostrare l’interno del polso agli altri, rivela invece apertura. Un certo prurito al ginocchi segnala incertezza (sarò all’altezza?) ma anche desiderio. Una delle letture più significative resta però questa considerazione: se la persona davanti a voi gioca con il suo anello, rivela così che è disposto a tagliare il legame presente per andarvi incontro. Anche se ai fini dell’articolo mi basterebbero pochi accenni alla comunicazione non verbale, credo tutto sommato continuerò ad approfondire questo libro per trarne un vero e proprio vocabolario dei gesti che esprimono sentimenti e sensazioni.