Il successo che ha avuto ieri sera, nella Teatro Sala Fontana di Milano, se l’è meritato tutto. La trasposizione teatrale de Le difettose ha colto con immediatezza graffiante appena smussata dalla vena comica il dolente nucleo centrale della procreazione assistita, un tema esplosivo che comprende settori diversissimi e risulta oggi più che mai attuale, nel vivo di infinite polemiche. Eleonora Mazzoni aveva già conquistato il cuore di migliaia di lettori con il suo romanzo pubblicato da Einaudi. Ora ripete il piccolo miracolo con la complicità di un’attrice brava e convincente, Emanuela Grimalda, protagonista di un one woman show in cui dà vita a sette personaggi diversi. Al centro della costruzione, le disavventure di Carla, circondata in scena da spettrali flebo che sintetizzano il crudele percorso medico della pma. Carla, dunque, quarantenne in lotta contro la natura che le impedisce di agguantare la cicogna, ma anche in lotta contro gli spigoli di un sistema sanitario non sempre (anzi quasi mai) tenero con le pazienti in difficoltà. Mazzoni e Grimalda hanno anche abilmente inserito un personaggio che mette in luce uno degli aspetti più discusi della procedura, quello che consente anche ai gay di avere un figlio.
Le difettose non entra in questioni politiche potenzialmente letali con i tempi che corrono, e sta alla larga dalle spire della maternità surrogata (leggi utero in affitto): si limita a descrivere con efficacia ed empatia il dolore, la speranza, la delusione, la forza di riprovare ancora e ancora a dispetto di dati statistici che suonano scoraggianti e lasciando comunque spazio al fatidico “ma ne vale la pena?”.
È una domanda che mi sono posta più volte intervistando molte donne impegnate in percorsi di pma per il mio libro Perché io no? e decine di volte mi sono risposta di no, solo per ricredermi e dire di sì, nel nome della libertà di scelta e della ricerca della felicità. Questo per ribadire che personalmente non ho risultati definitivi di niente, come spesso accade quando si affrontano i temi della vita. Mi conforta pensare che il fortunato duo Mazzoni-Grimalda ha adottato questa regola di buon senso, senza giudicare (apertamente) un problema umano che riguarda un numero crescente di coppie e sempre più ci coinvolge tutti, data l’inesorabile crescita dei livelli d’infertilità. Il tour teatrale è ancora in rodaggio, la vera partenza è fissata per il 2017. Emanuela Grimalda l’affronterà con bimbo a seguito (il suo piccolo ha da poco compiuto sette mesi). Eleonora farà altro… dedicandosi anche ai suoi gemelli. Una bella cometa di luce in un orizzonte non proprio luminoso per donne in cerca di maternità dopo i 40 anni.