Banalità di giornata: la differenza tra maschi e femmine va ben oltre l’aspetto fisico per impregnare i più piccoli elementi psicologici. Ieri ho osservato a lungo la nostra ultima nipote (17 giorni di vita). È stata ammetto, una esperienza straordinaria. Negli ultimi anni ho fortunatamente tenuto in braccio diversi neonati miei congiunti, maschietti vispi e simpatici. Ma la signorina è diversa. Per l’aspetto graziosamente tenero, per le dita affusolate, per come stira le braccia e sgambetta, per come si sforza di guardarti (ma come, non dovrebbero vedere solo ombre a questa età), per come piange o semplicemente richiede una attenzione che i suoi genitori – e noi tutti parenti – siamo lietissimi di darle. Sì, d’accordo, la stiamo viziando. Ma è successo qualcosa del genere con il penultimo nato, maschio, passato di braccia in braccia per mesi e ora felicemente autonomo. Come dicono le mie sagge nuore, la vita è dura, e loro avranno modo di scoprirlo presto. Tanto vale riempirli di coccole finché lo consentono. Il nipote mediano e il grandine, che hanno superato il primo decennio e sguazzano nell’adolescenza, hanno in orrore le possibili smancerie.
E allora va bene così. Guardiamo la nostra piccola così diversa dai cugini (maschi) e godiamo all’idea di vederla crescere, di scoprire il carattere che si sta formando (ma forse è già lì per intero), la sua voglia di sperimentare, la sua capacità di gestire i rapporti con noi e gli altri. E cerchiamo di non pensare alle notti che passeremo insonni quando farà i primi grossi capricci, quelli che una favola non basta placare; ai tremori che ci darà quando andrà a ballare; al primo fidanzatino che lei troverà irresistibile e a noi darà i brividi con quei tatuaggi e l’anello al naso; e a tutte le altre manifestazioni di indipendenza che disapproveremo dal profondo del cuore e dalla siderale distanza di oltre 75 anni di vita. Per il momento ce la godiamo con le sue smorfiette e i gesti di quelle mani così piccole e fragili su un corpo così determinato a crescere. Ce la godiamo apprezzando le differenze con i coetanei maschi che cercheremo, certo, di smussare con l’indispensabile dolcezza, ma anche con grande convinzione. Nel nome della parità di diritti, dell’uguaglianza di talenti, della forza che è in noi. Perché le donne valgono come gli uomini anche se spesso fanno meno carriera, guadagnano meno soldi e sono trattate più severamente – tutti dati storici – e perché la ruota deve girare affinché non si perda ciò che è stato conquistato fin qui.
Intanto però coccoliamo ad libitum, tenendo bene in mente che la differenza c’è. E non va trascurata-annacquata-messa in ombra neanche nel nome dell’uguaglianza.