Faccia a faccia con Guido Bagatta, cronista sportivo e conduttore di show radio-televisivi nonché scrittore di successo, in un ristorante dell’Isola di Milano. Ci arrivo da blogger per parlare di 72 ore (Cairo), un romanzo dedicato ai cosiddetti YA – young adults, giovani adulti – ma con l’ambizione di interessare anche genitori. Un sogno non impossibile, tutto sommato, perché l’avventura che Bagatta racconta è una sfida lanciata su Facebook che invita un certo ragazzo/a a sparire per tre giorni filati, mollando ogni cosa a cominciare dal cellulare che potrebbe farlo/a rintracciare. Non importa cosa farà in quelle 72 ore, può anche nascondersi in un sottoscala o cantina (già successo): basta che non ci faccia trovare.
Non si sa bene come classificare il fenomeno: prova esistenziale tra giovani, punizione per adulti, scombussolamento in vista di un più profondo legame familiare o solo una guasconata assurda? Fatto sta che la sfida, crudele per i genitori, circola in proporzioni ridotte, i casi a livello mondiale si contano sulle dita di una mano, e l’effetto emulazione non si fa sentire. Dunque fortunatamente non siamo (ancora) alla mania e speriamo non lo diventi mai per i suoi effetti devastanti sugli adulti. “La mia ambizione,” conferma Bagatta mettendo avanti le mani “è di offrire ai genitori non un manuale, ma almeno una prospettiva per rendere più profondo e totale il legame con i figli per evitare complicazioni in potenza drammatiche.”
Qui comunque siamo nel romanzo, se pure ispirato a una storia vera, e dunque il dramma sfiorato non vira alla catastrofe. Si accontenta di appassionare il lettore con un contorno di altre storie vere, non collegate tra loro nella vita, tratte in ogni caso da eventi che Bagatta ha seguito nella cerchia dei suoi amici. Del resto, non essendo padre, è costretto ad arruolare testimoni dell’età giusta per raccontare il mondo degli adolescenti, e lo fa bene con una certa eleganza. Non a caso nei precedenti romanzi ha già compiuto diverse incursioni nell’aspro mondo dei ragazzi in crescita, con risultati soddisfacenti. Qui poi ha un movente personale che si accompagna alla curiosità: “anche io ero un bravo ragazzo, ma più d’una volta ho desiderato di fuggire.”
La nuova protagonista è – questa volta – una sedicenne “buona” con una vita familiare fuori norma che lei stessa, Carolina, sembra non avere nemmeno notato. La madre lavora a Roma ed è presente solo durante i fine settimana restando presumibilmente anche tra sabato e domenica una presente-assente per metà; il padre è un giornalista impegnato, la baby sitter Wendy fa quello che può e neanche le si chiedono grandi sforzi perché fino ai 16 della Caro tutto è filato liscio. L’amore palpabile tra i genitori ha sempre compensato la loro scelta di vita stravagante. “Ma poi,” racconta Bagatta “la prima crisi sentimentale fa crollare il castello di carte. Caro apre gli occhi, e decide di sparire seguendo un’amica simpatica, ma non del tutto raccomandabile, che parte per Barcellona con altri tre simpaticoni un po’ troppo appassionati di spinelli”.
Le pagine filano senza fatica in questa storia che è un po’ romanzo di formazione, molto road movie con la speranza di ispirare una serie tv (“mi piacerebbe scriverne io stesso la sceneggiatura” ammette Bagatta), forte di una scrittura veloce e fluida. “Una volta trovato lo spunto giusto, mi muovo con rapidità”, conferma Guido Bagatta. “Questo libro l’ho scritto in appena 25 giorni in un appartamento affacciato sul porto della Maddalena, dove l’alternativa era di stare con le finestre chiuse per non sentire il fracasso, e ritrovarsi con 40 gradi in casa, o respirare più liberi a rischio di non concentrarsi affatto.”
E l’ispirazione? “Mi è venuta ascoltando la storia delle 72 ore raccontata da uno speaker di Disco radio.Del resto, scrivere mi è sempre piaciuto, potessi mi limiterei a fare questo. Purtroppo in Italia non si può vivere scrivendo libri, bisogna fare molto altro.”
Bagatta quell’altro lo fa di gusto, da giornalista sportivo con una lunga esperienza americana alle spalle, a Real TV a La Talpa, da Radio dj al ruolo di produttore i gala di pattinaggio. “Fare tanto può essere pericoloso, ma è parte del mio carattere,” chiosa. Non è certo il pensiero laterale che gli manca. Questo 72 ore sarà presentato soprattutto via Internet, perché si occupa di un gioco che viene dalla Rete. Il precedente – L’amore è servito – l’ha presentato al banco del pesce di un supermercato che compare nel libro, facendo parlare la commessa che compare nel racconto.
E allora, caro Guido, auguri per questa nuova avventura.