Domani, 2 maggio, saremo al teatro Bruno Munari di Milano per seguire una commedia per ragazzi di Donatella Diamanti e altri (se non sbaglio). Un lavoro, per intenderci, che ha vinto un premio importante. Sarà un’esperienza bella per più motivi. Intanto per la qualità della commedia che diamo per scontata. Poi, perché Donatella è un’amica. Che conosciamo soprattutto come una raffinata scrittrice e talentuosa sceneggiatrice.
Ha alle spalle un bel percorso alla direzione del grande teatro di Cascina cui ha dovuto rinunciare prima del tempo, a causa di un tiro mancino della politica. Comunque è caduta in piedi e sta facendo tante cose buone come questa pièce per ragazzi. Ma la seguiamo volentieri anche perché ci piace entrare nel nuovo teatro Munari inaugurato circa mezz’anno fa. E ancora di più ci piace ricordare l’incredibile scrittore e creativo cui il teatro è dedicato e che tanto ha fatto per i piccoli lasciando tanti libri più che godibili ancora oggi, al tempo di videogiochi e diavolerie tecnologiche.
Sono passati più di quarant’anni da quando Bruno Munari – allora al culmine della carriera – venne a tenere una lezione di creatività ai genitori della nostra scuola. Eravamo agli esordi dei Decreti Delegati che aprivano la scuola a genitori e benpensanti e noi tutti credevamo in una svolta felice e duratura. Munari ci credeva con noi. Fu disponibile e generoso, umile e grande professionista. Ovviamente senza un gettone di presenza che peraltro non avremmo potuto offrirgli. Ci insegnò giochi a costo zero, impostò lavori di gruppo per piccoli e piccolissimi incantando un folto gruppo di adulti. Era convinto, ci disse, che il lavoro vero dovesse cominciare dai piccoli, e il tempo gli ha dato ragione.
È bello ricordarlo come un mago puro e gentile adesso che il mondo è cambiato ed è troppo facile sparare a zero sulle buone intenzioni di persone che cercano di fare qualcosa per il prossimo e vengono prontamente fraintesi. Perché si pensa per istinto che se qualcuno offre tempo e idee in forma gratuita avrà sicuramente un secondo fine. Altrimenti – così si ragiona purtroppo, con abbondanti dosi di cinismo – che senso avrebbe la sua meravigliosa disponibilità per degli sconosciuti?