E così, prevedibilmente, Trump sta attuando il suo giro di vite senza curarsi delle proteste. Il potere tornerà al popolo, questo è il suo più fervido, ma parà comunque gestito da lui a nome del popolo sovrano. In agenda, per cominciare, il muro che il governo messicano dovrà alzare a sue spese; la demolizione dell’Obama-care, il sistema di assistenza sanitaria organizzato dal presidente Obama; la rinegoziazione dei trattati Nafta con Canada e Messico e la creazione di un sistema missilistico in grado di proteggere le proclamate fragilità americane. Ammesso che Trump ha vinto e che gli americani hanno i optato per il suo programma – anche se Hillary ha avuto quasi tre milioni di voti più di lui – ammesso che lui e i suoi hanno avuto tempo a sufficienza per preparare i nuovi programmi, mi domando: ma Trump ha davvero il potere di mettere in atto i suoi piani? Possiamo immaginare che l’assistenza medica proposta, elaborata, ottenuta dopo anni di lotte in Parlamento sia cancellato così, sui due piedi? Possiamo pensare che Trump obblighi il Messico ad alzare il muro con denari messicani?
Non sono domande retoriche, me lo chiedo davvero, perché non capisco bene le sottigliezze della Costituzione americana che Donald ha giurato di rispettare e difendere appoggiando la mano su ben due Bibbie rette dalla sua first lady. Può un presidente cambiare per decisione unilaterale la situazione che ha trovato o dovrà quanto meno rimandare il tutto al Parlamento? Potrebbe essere una mossa solo diplomatica perché , essendo a maggioranza repubblicana, il Parlamento finirà comunque per imporre il nuovo corso, ma salverebbe la faccia.
Ma questa sembra l’ultima preoccupazione di un governante che ha confermato un solo funzionario della passata amministrazione: proprio quel mister Comey, direttore dell’FBI, che ha riaperto la storia delle mail incriminate di Hillary due settimane prima del voto, dando un colpo mortale alla corsa della candidata democratica.
Molti dicono che Hillary non avrebbe nemmeno dovuto presentarsi, che tra i due era meglio l’uomo che ha vinto (forse perché uomo?). Ma allora perché il partito l’ha presentata con un vigore senza precedenti?
Negli ultimi quarant’anni ho seguito con interesse la politica Usa ammirando i cambi al vertice sempre ordinati e pacifici. Mi mancava questo nuovo corso così tumultuoso e costellato di domande in attesa di risposte. Aveva ragione la mia mamma dire “la zingara aveva cent’anni ma non voleva morire perché trovava sempre una canzone nuova da imparare”.