Mi sembrava una buona idea intervistare per la rubrica libri di Chi Guido Maria Brera, autore di I Diavoli, il libro dal quale è stata tratta l’omonima nuova serie TV di Sky Atlantic. Ma aprendo il giornale – conquistato finalmente con gita all’edicola – scopro uno stupendo servizio sul tema. Ovviamente mi ritiro in buon ordine. Ma sono felice di postare l’intervista sul mio blog. Eccola:
«Non è questione di fortuna». Guido Maria Brera, ragazzi d’oro della finanza e scrittore, è categorico. «Ho tracciato anni fa il percorso che avrebbe portato dal mio romanzo alla serie tv. E ho lavorato sodo per realizzare il progetto». Il sogno è iniziato nel 2014 con la prima edizione de I Diavoli ora riproposto (Rizzoli, pagg. 350, E. 19,00) in contemporanea con il debutto della serie tv con Patrick Dempsey, Alessandro Borghi e Kasia Smutniak, che ci accompagnerà durante le prossime dieci settimane.
Domanda. Era tutto previsto dunque?
Risposta. «Sì. Lavorando in finanza ho imparato a giocare d’anticipo e ho esplorato il futuro con l’aiuto della letteratura. In concreto abbiamo elaborato I Diavoli con un publisher online sviluppando le potenzialità dei protagonisti, fino a renderlo appetibile per un progetto televisivo. Ma io avevo in mente tutti gli sviluppi dello scenario».
D. Partiamo dall’inizio…
R. «Il primo spunto è arrivato dall’apocalisse finanziaria del 2008, con la crisi Lehman Brothers che ha indebolito gli Stati, costretti a difendere le banche. Dodici anni dopo i nodi sono venuti al pettine. Siamo nel cuore dello tsunami con la guerra all’Euro, le rivolte dei gilet gialli parigini e le conseguenze nefaste, in Italia, del fallimento di una piccola banca. Questo succede perché la finanza anticipa e legge il futuro, e la letteratura- lavorando con la fantasia – si concede di essere profetica».
D. Chi sono i diavoli del titolo?
R. «Sono gli uomini della finanza mondiale Sono invisibili, odiano gli eccessi, apprezzano il rigore. Più del denaro voglio potere, lavorano per arginare il caos alle nostre porte.. Sono i guardiani dell’esistente. Più che diavoli sono, in verità, monaci guerrieri».
D. La serie tv è fedele al suo libro?
R. «Ho lavorato io stesso alla sceneggiatura e ho trovato in Patrick Dempsey e Alessandro Borghi dei compagni entusiasti e appassionati. Diamo diventati amici».
D. Però non ha voluto presentare Dempsey a sua moglie Caterina Balivo: geloso?
R. «Era uno scherzo, ne è nato un caso. Succede, nello show business».
D. Lei ha detto: le buone storie devono supporre che il domani sia da inventare.
R. «E noi stiamo portando avanti una storia che ha i migliori requisiti. Intanto abbiamo portato a termine una operazione titanica, tutta italiana, che sfida lo strapotere delle serie Usa e ci rende giustamente orgogliosi».
D. Uscendo da libro e dalla serie tv: come vede il nostro futuro dopo questa pandemia nella sua duplice veste di scrittore e uomo della finanza?
R. «Dovremo ricostruire il nostro mondo partendo dalle macerie del Covid-19. Sarà dura, ma come dopo una guerra, potremo contare sulla creatività e le forze positive della rinascita».