Adesso che è quasi finita posso dirlo: quest’estate ho letto molto, forse più del solito, e ho trovato diversi libri buoni in mezzo a tanta paccottiglia. Uno, in particolare, mi ha stupito e accattivato: è Il Diavolo zoppo e il suo Compare di Alessandra Necci (Marsilio), una sorta di biografia ragionata non solo dei due protagonisti – Taylerand e Fouché – ma più ancora della politica del tradimento, un tema evidentemente caro all’autrice. Un saggio storico, dunque, serio e documentato, che affronta un periodo convulso e ripercorre la vita di due traditori seriali: uomini pronti a servire il potere senza alcun riguardo per coerenza e lealtà, e non parliamo dell’ingombrante concetto morale. Passati indenni attraverso i venti della Rivoluzione, i due congiurarono per affossare la Rivoluzione e mettere sul trono Napoleone, ma caddero poi da ingenui nella rete dell’astuto e calcolatore Luigi XVIII. Nemici mortali, finirono alleati per calcolo e giocarono le loro carte con il massimo cinismo all’insegna del tornaconto personale, ignorando gli scandali che accompagnavano il loro cammino. Del resto, per dirla con Talleyrand “Le maldicenze, le calunnie, le ingiurie obbediscono alla legge della pesantezza: scendono, ma non salgono”. Una bella battuta, ma, osserva Necci, non una semplice battuta: “più volte, dalla noia, si è addormentato leggendo opuscoli diffamatori che lo riguardavano”.
I due opportunisti possono farci orrore – notevole la descrizione che troviamo nel libro della gamba atrofizzata di Talleyrand e del disgustoso aspetto animalesco di Fouché – ma è ben vero che misero le basi dell’Europa e della politica che oggi dà spettacolo nel mondo. Necci ha una invidiabile dimestichezza con gli anni convulsi tra il regno di Luigi XVI e la Restaurazione di Luigi XVIII. Ha raccolto una quantità impressionante di materiale documentale, e se ne serve nel migliore dei modi, costruendo un affascinante docu-romanzo. Un saggio che ha il brio e la tensione del romanzo, incasellato nello spessore della verità. Nulla di inventato – o forzato in modo sgradevole – ma commenti (spesso montati in forma di dialoghi) tratti dagli scritti dei protagonisti che per nostra fortuna registrarono con passione sentimenti, giudizi e ipotesi su quanto dava succedendo o poteva succedere in futuro. E che si tratti di anni cruciali, e fascinosi, lo prova la commedia – Le souper – che Brisville (1922-2014) dedicò al fatidico primo incontro tra Talleyrand e Fouché avvenuto, dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo, a una cena organizzata dall’ammiraglio Wellington per programmare il futuro della Francia e il nuovo assetto d’Europa. Presentata nel 1989, nel 1992 la commedia ispirò a Edouard Molinaro il film A cena col diavolo. Il libro di Necci inizia proprio con questa cena. E procede per 600 pagine con colpi di scena e montaggi che tengono il lettore sulla corda fino all’ultima parola.
Bilanci di fine estate
2 Comments
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La sorpresa dell’estate: un saggio storico preciso, puntuale che però si legge tutto d’un fiato come un romanzo.
L’autrice tratta la storia con tutto il rispetto dovuto (e con dovizia di particolari anche inediti) ma con l’ironica leggerezza che certo sarebbe piaciuta al principe di Talleyrand, uomo celebre non soltanto per il suo acume politico , ma anche per le sue fulminanti battute. Un viaggio nel mondo oscuro, ma geniale di due uomini che hanno gettato le basi della politica moderna, compreso l’uso delle “armi sporche” come i dossier e la manipolazione dell’opinione pubblica attraverso i mezzi di comunicazione. Una coppia passata alla storia come esempio negativo di opportunismo politico ma che da questo libro emerge, invece, come un formidabile esempio di pragmatismo condito con un pizzico di veleno, come sintetizza la battuta di Tayllerand a Fouché: “Noi siamo uomini con un sola parola. Per questo a volte dobbiamo riprendercela: per poterla dare un’altra volta”.
grazie Massimo
buona la battuta della parola da riprendere — per darla di nuovo – e tragicamente attuale.