Ci sono diverse cose che non capisco nel gran viavai di decreti sull’emergenza corona virus.
Non capisco, per esempio, che dagli aiuti siano esclusi a priori i liberi professionisti. Manco fossero usurpatori o fraudolenti o talmente ricchi da non necessitare di alcuna forma di agevolazione. Detto da una che ha in famiglia più liberi professionisti che se lavorano va tutto bene, ma se devono stare fermi e reclusi vanno gambe all’aria. Una prospettiva che non è bella per nessuno. A cominciare dallo Stato sanguisuga che prosciuga le risorse con i suoi balzelli.
E ancora non capisco l’ordinanza che ha colpito le librerie del Paese imponendone la chiusura totale (edicole aperte-librerie chiuse?). La Libreria Popolare di via Tadino, Milano, aveva giusto inoltrato ai clienti una simpatica mail nella quale offriva la possibilità di ordinare libri che sarebbero stati recapitati a domicilio dai volontari. Esclusi assembramenti e anche una gran massa di ordini (purtroppo) in questi tempi perigliosi che vedono le vendite di libri a -55%. Mi sembrava una bella idea. Invece no, non si può fare. Cibi da asporto sì, libri da asporto no. A che servono, in fondo, le pagine stampate? Sono solo cibo per l’anima che in questi giorni conta poco. E in ogni caso meno dei corpi che subiscono i brutali colpi del virus e riempiono gli ospedali ben oltre i limiti. Me ne dolgo e protesto. Mi chiedo quanti legislatori siano “anche” lettori. Vorrei vedere i “colpevoli” con le mani alzate. Avanti, per favore: su le mani, non per una resa o per un saluto più o meno osceno. Nessuno? Già… mi pareva. Gran peccato. Mi tocca protestare da sola, a meno che altri si uniscano a me, ai ragazzi della Libreria Tadino e chissà a quanti altri librai. Che ovviamente, in quanto liberi professionisti, non hanno diritto a forme di sostegno. O mi sbaglio? (Spero tanto che sia così).
Infine: mentre si lamenta giustamente il crescente numero di medici, infermieri e personale di laboratorio che viene contagiato dal virus, trovo strabiliante che non si stia diffondendo a macchia d’olio l’uso di robot da laboratorio e robot infermieri che potrebbero sollevare gli uni da tante incombenze e senza rischio di contagio. Eppure, ampliare il numero dei nostri servitori robotici potrebbe risparmiare molte vite umane. Giusto pensare a mascherine, tamponi, respiratori ecc. ecc. ma sarebbe il caso di pensare alla collaborazione di macchine oggi sempre più perfezionate e utili.