La mia amica Annarita Briganti scrive su fb che il racconto è il genere del momento. Vivaddio, io ho sempre amato la forma breve che richiede una buona partenza, svolgimento brillante e una chiusa folgorante. Lo paragono allo scatto del centometrista che non ammette sbagli, contro la durata del maratoneta che può avere qualche sbandamento ma arrivare ugualmente al finale, se fiato e muscoli reggono a sufficienza. E pensare che fino a pochi mesi fa gli esperti mi dicevano che il racconto non piace proprio, un po’ dovunque, ma soprattutto in Italia. Anche il prodigioso Niccolò Ammaniti ricorda in Il momento è delicato (Einaudi) la fatica che fece, nel 1995, a piazzare i racconti di Fango alla Mondadori perché Gian Arturo Ferrari diffidava al massimo del genere. Ora il vento è cambiato, a quanto pare. O forse, nella crisi generale, visto che nulla funziona, si prova anche questa carta sparando un po’ alla cieca nel tentativo di colpire il bersagli, cioé la fantasia e il cuore del pubblico al punto da indurre i più riottosi a un acquisto sempre più difficoltoso con la crisi imperante.
Tanto di guadagnato: intanto godiamoci le bellissime short stories di Kurt Vonnegut in Guarda l’uccellino (Feltrinelli) e le incoraggianti storie di Aldo Cazzullo in L’Italia s’è ridesta (Mondadori) tenendo ben presente che le sue pur nobili cronache d’autore sono altro rispetto alla funambolica bravura di Vonnegut. E magari, cercando un po’ di più, approderemo alle Lettere dall’orlo del mondo di Barbara Garlaschelli (ad est dell’equatore) un romanzo breve in forma epistolare che ha il vigore del racconto e la stessa voglia di esplorare la lingua assieme ai sentimenti. Del resto, conviene prepararsi. Se a breve i tablet la faranno da padrone, il supporto elettronico non si accontenterà di diffondere i contenuti più tradizionali, ma richiederà un cambio di stile. Non penso a un romanzo in forma di sms o twitter, ma la forma breve, opportunamente esplorata, offre opportunità enormi alla sperimentazione.
A tutto racconti
2 Comments
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Al Festivaletteratura di Mantova c’erano ovunque autori di raccolte di racconti. Come mi ha detto Nathan Englander il racconto ha la misura naturale delle storie: “Bisogna essere molto amici per sentire al telefono un intero romanzo”. Aggiungo la maestra del genere: Alice Munro, scrittrice preferita di Jonathan Franzen, Colm Tóibín e di molti grandi nomi. Candidata ogni anno al Nobel per la letteratura, il club svedese non la considera abbastanza ermetica per premiarla ma noi la amiamo.
Beh sì: bisogna essere davvero molto amici per ascoltare una storia extralarge. E bisogna essere molto bravi per raccontare una storia lunga senza cadere nella noia o nel ridicolo. Mi domando: si richiede più bravura e controllo nel lungo o nello stretto? Ma forse la domanda è davvero oziosa e, soprattutto, superflua. Grazie Annarita: del primo spunto lanciato su fb e di questa aggiunta.