Due parole su “A proposito di niente” la discussa autobiografia di Woody Allen. Dopo lo scandalo del rifiuto dell’editore Hachette, scoraggiato dalle polemiche, il libro appare negli Usa per Arcade con una tiratura di 75.000 copie e in Italia per La nave di Teseo che l’ha già reso disponibile in formato ebook, mentre Elisabetta Sgarbi ha promesso il cartaceo per il 9 aprile. Perché queste polemiche? È presto detto: Allen, 84 anni, dedica dedica molte pagine all’accusa di molestie nei confronti della figlia Dylan . Si tratta di una vecchia storia che risale ai primi anni 90 del Novecento, quando Dylan aveva sette anni, e Allen è stato prosciolto da ben due inchieste, ma le accuse sono ancora nell’aria. E sono state rilanciate a più riprese da Dylan Farrow e dal fratello Ronan, per ironia suprema l’unico figlio biologico di Allen. Il caso Weinstein e il movimento “MeToo” hanno fatto la loro parte, non da ultimo perché Ronan è stato tra i principali accusatori di Weinstein e continua a far sentire con forza la sua voce mostrandosi particolarmente accanito contro il padre. Nel suo libro Allen si difende con ardore accusando Mia Farrow di avere impiantato false memorie tra i ricordi di Dylan, manipolando le accuse. E se tra i suoi accusatori c’è suo figlio Ronan, tra i difensori c’è il figlio adottivo Moses. Mi sono chiesta, leggendo, perché Allen tenesse tanto a rimestare in tutto questo fango. La risposta viene nelle ultime pagine del libro in cui Allen, che si definisce un artista pigro e mediocre (giudizio contestabile, credo), racconta della persecuzione di cui è vittima ormai da anni. E si sofferma sul prestigioso New York Times che lo ha definito mostro, e suegli artisti americani che hanno rifiutato di lavorare con lui. Lamenta, infine, la mancata distribuzione negli Usa del suo film “Un giorno di pioggia a New York”. Tutto a causa della campagna denigratoria che ha fatto di lui un paria. Non è irrilevante il fatto che anche Soon-Yi sia figlia adottiva della Farrow, e sia stata protagonista con lui di un’altra storia scandalosa e ricca di veleni, cui ha posto fine un matrimonio felice che dura da 23 anni. in altre parole, Allen, che evidentemente ama il pericolo, si è sentito in diritto e dovere di dire la verità. Anche se probabilmente non servirà a niente. Le accuse sono incistate, i media divisi, i figli in lotta. Una saga hollywoodiana cruenta della quale non si vede la fine. E che comunque ha portato al tentativo di censura di Machete, il primo editore di “A proposito di niente”. Tentativo che ha comunque portato alla rivolta di molti intellettuali preoccupati di vedere comunque un collega imbavagliato. E ha strappato dal silenzioso Stephen King il tweet: “Mi domando chi sarà il prossimo a subire la museruola”.