Seguo i corsi di formazione per giornalisti, e comincio pure ad appassionarmi anche se l’anno scorso non ne volevo sapere. Stamani ero a un seminario sulla Carta di Roma, il documento che detta le regole del codice deontologico per quanto riguarda le notizie sulla cosiddetta invasione di rifugiati (coloro che fuggono dal loro paese per il fondato dimore di persecuzioni), profughi, migranti. O meglio, sulla grande migrazione che sta spostando una ingente massa di persone da diverse regioni dell’Africa verso l’Europa. Si richiedono, ci viene detto, cronache buone ma senza buonismo. In altre parole resoconti giusti, calzanti e soprattutto veritieri. Sembra poco, ma non è così considerando che le notizie fornite dai vari media hanno creato molta confusione e una larga scia di paranoia. Un questionario conferma che una buona parte della popolazione pensa che gli immigrati (termine generico, d’accordo) formino ormai il 30% della popolazione (30 su 100), mentre le statistiche rivelano che abbiamo in Italia 1.5 immigrato per 1000 abitanti contro, per esempio, il 15 per 1000 della Svezia).
Altro punto: il flusso via mare verso l’Italia sembra in lieve flessione (quest’anno siamo a 143 mila arrivi contro i 170 mila dell’anno scorso e contro i 715 mila della Grecia e i 3.592 della Spagna. Non tutti hanno lo status dei rifugiati però, che viene concesso a circa la metà dei nuovi arrivati (70% se si contano siriani ed eritrei).
Viene ridimensionato anche il rischio sanitario. È ben vero che le patologie circolano con le persone (basta pensare alla peste portata dai lanzichenecchi nel 600) ma senza contare gli immigrando abbiamo 51 milioni di viaggiatori che bazzicano per l’Italia e che potrebbero risultare molto più pericolosi. Inoltre, considerando i tempi di viaggio dei rifugiati e simili, che spesso assommano a mesi se non ad anni, un possibile male contagioso si manifesterebbe prima del loro arrivo da noi. Al contrario: i nuovi arrivati sono giovani e forti. Oltre a tutto “gli invasori” hanno superato una durissima selezione naturale durante i loro lunghi e impegnativi viaggi. Non ci sono le condizioni ambientali perché ci portino la malaria. E per quanto riguarda la tubercolosi, dovrebbero convivere con una famiglia nostrana usando la stessa cucina e lo stesso bagno per infettarla davvero.
Mi fermo qui, anche se ho annotato altri dati interessanti, e mi domando con giustificata perplessità cosa succede ai politici che denunciano l’assalto al nostro paese e ai giornali che li assecondano e alle tv che mandano in onda documentari chiaramente faziosi per provare l’equazione mussulmani=terroristi. Tutto sommato le 4 ore del seminario mi hanno messo addosso una grande tristezza. Ho sempre pensato che il giornalismo fosse un mestiere buono, quasi nobile, improntato a ricerca e sacrificio. Evidentemente la situazione è cambiata alla base. I vecchi parametri devono essere aggiornati .