La felicità è una emozione, una compagna, una guida di vita e può perfino essere presentata come un diritto. Ma, soprattutto, è uno stato temporaneo che ognuno di noi ha il dovere di mettere a punto con l’indispensabile prudenza e il giusto studio. Quest’ultimo elemento basta a giustificare, da solo, la grande e crescente quantità di libri che in un modo o nell’altro hanno nel titolo la parola felicità e propongono tecniche, consigli, ammonimenti per un uso giusto e adeguato di questo sciaguratamente fragile e temporaneo sentimenti. In effetti, non si può essere sempre felici, ma non bisogna mai rinunciare alla ricerca dei momenti di gioia, ricorda lo psichiatra francese Christophe André nel nuovo saggio E non dimenticarti di essere felice – Mondadori. Quasi che bastasse pensarci almeno un poco, e volerlo, per agguantare le briciole di felicità che ci competono e che sono comunque a portata di mano.
André è un seguace del pensiero positivo, una branca della psicologia che (dal mio punto di vista) ha un sabbioso sapore di New Age, eppure sembra in grado di aiutarci, magari con l’autosuggestione o con quel tanto di magnetico e/o carismatico legato a sorrisi ostentati, saluti squillanti, affermazioni azzardate del tipo “sì, grazie, tutto va alla grande”. Vale la pensa di sottolineare che nell’accezione di André, il pensare positivo non è fatto per impedire stati d’animo dolorosi, ma piuttosto per aiutarci a uscirne il prima possibile e in modo più intelligente quando fatalmente cadiamo in una fase negativa. Il libro è, in estrema sintesi, un dizionario di parole ed espressioni utili da Abbecedario e Abbondanza a Zapping, Zebre, zoom. Laddove l’inserimento di “Zebre” suona come una sfida al buon senso, invece ha una sua motivazione logica. Perché le zebre, inseguite da potenti predatori, dovrebbero ammalarsi di ulcera o morire giovanissime di crepacuore — se il loro cervello funzionasse come il cervello umano. Così non è, per loro fortuna, perché non pensano da uomini e di conseguenza vivono serene fino a quando è loro concesso dagli eventi, concentrandosi sul presenta senza lasciarsi coinvolgere in chissà quali elucubrazioni sul futuro o rimpianti per quanto avvenuto in passato.
Il libro di Christophe André mira ad aprire la testa del lettore (testa nel senso di pensiero, ovviamente) non da ultimo per aiutarlo a trovare nuovi e fantasiosi approcci alla ricerca della felicità. Perché la convinzione è, e rimane, che la nostra mente obbedisce alle stesse regole che plasmano il nostro corpo. Per correre bene dobbiamo acquisire elasticità e forza, fiato e resistenza. Per essere felici dobbiamo 1. meditare imparando a essere più sereni e meno stressati, e per ascoltare gli echi del mondo; 2. tenere un diario per esaminare la nostra coscienza accettando anche le necessarie modifiche; 3. dichiarare apertamente il nostro affetto a chi di dovere; 4. avere anche il coraggio di imporci anche se solitamente non lo facciamo. 5. Agire correttamente perché “Alla fine” scrive André “sono le nostre azioni a cambiarci: i nostri pensieri non servono che a indurci a compierle”; 6. sorridere tanto perché quando sorridiamo il nostro cervello è un po’ più felice e un sorriso gratuito innesca gesti positivi da parte di chi ci è vicino. Inoltre, 7. quando siamo felici ci conviene interrompere per un attimo quello che stavamo facendo per rendere l’esperienza ancora più coinvolgente.
Basta questo poco per capire che ci sono in ballo pochi, piccoli accorgimenti, da applicare con minimo sforzo. Motivo di più per provarci e vedere se i semplici accorgimenti di Christophe André bastano davvero a RICORDARE che possiamo perfino essere soddisfatti di quello che abbiamo, e così cambiarci la vita.