Chiedo a un’amica attrice con la quale ho tenuto diversi corsi di scrittura, cosa ha in programma per il prossimo autunno. Mi dice, spiccia e forse senza la voglia di eccedere in spiegazioni – che porterà a teatro un monologo su una grande scrittrice americana. Domando il nome. Me lo dice. Ed è una rivelazione vera. Perché la mia amica – Roberta Sechi – si interessa a un mio vecchio mito, Djuna Barnes. Scrittrice trasgressiva, eremita, pessimo carattere, amica di Peggy Guggenheim, apprezzata da T. S. Elliot e James Joyce (che le permetteva di chiamarlo Jim, un raro privilegio), amica di star come Coco Chanel, Stieglitz e Alla Nazimova. Ma soprattutto grande scrittrice e spirito avventuroso come testimoniano anche le dozzine di interviste che ci ha lasciato esplorando mondo delle suffragette e i mille angoli della vita americana ed europea intorno agli anni 20. Artista grande e scandalosa anche per la bisessualità, oggi citata con fare elegante e comprensivo, ma a sua tempo violentemente condannata dalla sua stessa famiglia che non esitò ad abbandonarla. Meglio, verrebbe da dire pensando all’infame trattamento che le riservò il padre (stupro incluso) con la connivenza della madre. Due spostati incapaci di capire fino in fondo il talento della figlia, ma capacissimi di ferire la sua estrema sensibilità.
Io ho avuto la fortuna di intervistare Djuna nel 1981 e devo molto a quell’incontro. Più ancora devo molto ai mesi in cui l’ho inseguita parlando con le poche persone che le sono state vicine negli anni in cui viveva come una eremita e molti la credevano già morta. Sono felice che Roberta le dedichi uno spettacolo e conto di esserle utile (per quanto posso) perché conservo un ricordo forte ed emozioni fortissime del pomeriggio trascorso con Djuna nel suo appartamento al Village di New York. A volte il passato ritorna a sorpresa. E conserva abbastanza forza per commuoverci….
Piccoli miracoli
2 Comments
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Nico hai incontrato Djuna Barnes!!! Basta, entri nella rosa dei miei miti insieme a lei che c’è già. Cosa posso dire, la cosa mi commuove… Che donna affascinante! In mezzo a tutti gli affanni quotidiani, l’avevo dimenticata, a te il merito di avermela riportata alla memoria, devo assolutamente rileggerla. Grazie Nic, hai tolto una cortina dai miei ricordi letterari…
Hai ragione: Djuna resta nel mito con la sua forza e le sue infinite fragilità. Indimenticabile. Anche io sto rileggendo i suoi scritti, in particolare “Bosco di notte” e ripenso al pomeriggio trascorso con lei per raccontarne i dettagli a Roberta nella speranza che possano esserle utili per lo spettacolo che vuole allestire. Aldilà di questo, la lettura di queste pagine colpisce davvero. Non solo nei romanzi, ma anche nelle interviste. Una meraviglia!