Due ore di ricerche per ritrovare gli appunti che spiegano perché, con Luciana DeGeorgio, direttrice della Biblioteca Venezia di via Frisi, abbiamo deciso di intitolare “Chiocciola del linguaggio” il laboratorio di scrittura che terrò il 23 novembre, dedicato al racconto. Tutto nasce da due brevi scritti di Julio Cortazar che vede nel racconto un genere narrativo meravigliosamente poco incasellabile, sfuggente e segreto e ripiegato in se stesso come una chiocciola. Una chiocciola del linguaggio, insomma, che ci porta in un’altra dimensione del tempo letterario.
La metto giù semplice, fingendo naturalezza, ma la ricerca degli appunti perduti mi è costata qualche sudore freddo. Anche perché mi pareva difficile ritrovare i complessi percorsi di Cortazar basandomi sulla memoria di uno scritto letto oltre due mesi fa (due mesi che sembrano due anni per le cose successe). E sapevo a priori che non sarebbe stato facile rimettere le mani, sul Bestiario di Cortazar. Il libretto Einaudi che contiene le sue stimolanti riflessioni sull’arte del racconto, è apparso nel 1951 e risulta in pratica irreperibile. Proprio ieri sera Luciana mi diceva che Guanda ha ripubblicato solo i due brevi saggi, escludendo i bellissimi racconti fantastici del Bestiario, ma sta a vedere se è così ovvio metterci sopra le mani. Comunque non serve più tormentarsi. Negli appunti miracolosamente ritrovati c’è quanto mi serve sul racconto e le sue caratteristiche: totale assenza di regole, massima libertà sulla scelta di temi e personaggi, ma di contro profondo senso del limite, del ritmo, della passione che si manifesta in una vera e propria esplosione d’energia. Altre caratteristiche: massima personalizzazione, estrema sintesi con la quasi brutale capacità di evitare introduzioni, imbellimento, pause insidiose. Tutto ciò che può rallentare lo sviluppo della narrazione va limato senza pietà perché per sua natura la storia dev’essere essenziale al massimo. Bella anche l’unica regola che Cortazar accetta: scrivere come se quanto si svolge nel testo avesse importanza solo per i suoi personaggi, uno dei quali è lo scrivente stesso. La somma di questi requisiti richiede grande pazienza, entusiasmo e un notevole bagaglio tecnico a garanzia della sfericità dell’elaborato..
Sarà bello confrontarsi sulla scorta di questi presupposti il 23 novembre. Bello soprattutto quest’anno, in cui Alice Munroe ha vinto il Noel proprio grazie ai suoi racconti. E ha implicitamente nobilitato un genere narrativo ritenuto veleno puro per gli editori — in quanto poco gradito al pubblico.
Racconti e dintorni
One Comment
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È vero, i racconti sono un genere poco frequentato dai lettori, eppure ci sono autori che ne hanno scritti di bellissimi, a cominciare dal Boccaccio.
Ho amato molto quelli di Maupassant, Cechov, Allan Poe… vado così a braccio.
Mi piace molto Carver che detestava i romanzi e diceva:
« Un buon racconto vale quanto una dozzina di cattivi romanzi. »
Nella giovinezza anche Hemingway con i suoi 49 racconti mi aveva rapito.
Per concludere, se il tempo non è tiranno e se è possibile partecipare, verrei volentieri