Oggi, durante la nuotata quotidiana, ho avuto un lungo brivido di rimorso all’idea del mio blog troppo trascurato e subito dopo l’illuminazione per continuare sull’onda dei ricordi. Si, ricordo l’incontro con un bel gruppo di antichi divi all’ Hotel Villa d’Este di Como. L’anno, antico pure quello, doveva essere intorno al 1990. Tra i volti noti anche Robert Mitchum, il naso affondato in un bicchierono che il buon senso avrebbe voluto di té ma la ragione (e il profumo) dicevano whisky. Davanti a lui, una piccola folla di intervistatori in fila quasi indiana. Bravi ragazzi. Soprattutto, bravissime ragazze che facevano le loro domande con garbo e non si attendevano le risposte ringhiose del grande attore, il barluccichio dei suoi occhi sepolti da palpebre cadenti ma terribilmente minacciosi, lo sbavare della dentiera e i gesti irati della mano. Una a una le brave ragazze si alzavano sconfitte. Avevano avuto il torto di sbagliare il titolo di un film o l’anno d’uscita o il nome di un partner. Mitchum era d’un rigore quasi malato, non perdonava il minimo errore. Una collega della RAI se n’è andata in lacrime. E lui, uno degli ultimi re di Hollywood, contava le fughe come vittorie sghignazzando tra sé e sé.