Il vecchio proverbio ricorda che una rondine non fa primavera. Sarà così, bisogna rispettare la saggezza dei nostri vecchi. Ma se non basta una sola rondine a segnalare l’arrivo della primavera, è sicuramente vero che vedere la prima rondine dopo il freddo invernale ci porta una ventata di allegria. A me è successo oggi, 5 giugno 2020, quando ho ricevuto il primo invito a un festiva letterario – tutto al femminile – che si terrà il 26 settembre. Per scaramanzia non dico ancora il chi come dove quando (ne parlerò più avanti, vediamo intanto come si sviluppa questa nostra situazione che però sembra messa bene o quanto meno benino). Solo il perché è chiaro: sta nel comune desiderio di ripartire anche con la cultura.
Voglio intanto ringraziare una volta di più chi di dovere – la signora in questione capirà – e continuerò a fare gli scongiuri del caso da qui a là. Con mia grandissima gioia ho anche scoperto di conoscere le altre ospiti, che sono tutte amiche e che rivedrò con gioia sincera. E così oggi, 5 giugno 2020, registro felicemente questa “ripresa” che per me significa tanto. E assaporo il piacere di rimettermi in cammino con la mia “Ragazza col cappotto rosso” e di presentarla alle lettrici, mostrando il molto abbiamo in comune con una giovane ebrea di oltre settant’anni fa, costretta a nascondersi e a mascherarsi per salvarsi. E quanto possiamo imparare da lei, che non ha mai perso coraggio, voglia di vivere e capacità di ricominciare in un periodo duro almeno come questo che stiamo vivendo.