Ha condannato il padre per anni, senza ombra di pietà, accusandolo di avere abusato della sorellina. E la sua storia ha dominato le cronache perché suo padre è Woody Allen e la madre, Mia Farrow, ha usato la sua testimonianza per accusare Allen di pedofilia. Lui è Ronan Farrow, ora 32 anni, unico figlio biologico di Allen, il ragazzo che ha voluto rinunciare al cognome paterno in segno di disprezzo. Una ferita che fa ancora soffrire Allen, e per capirlo basta leggere la biografia A proposito di niente (La nave di Teseo). Più ancora, proprio sulla scia di quella campagna moralista, che ha messo Allen k. o. a Hollywood, Ronan ha iniziato una guerra senza quartiere contro gli abusi sessuali dei potenti, contribuendo attraverso il suo libello Catch and kill (Acchiappa e uccidi, ottobre 2019) alle accuse contro Harry Weinstein, il mega produttore hollywoodiano diventato un reietto nel mondo magico del cinema. Anche a causa dei suoi feroci attacchi.
Ora la doccia fredda. Il New York Times, che fino a ieri l’ha considerato uno dei suoi giornalisti di punta e che con lui ha diviso il premio Pulitzer, demolisce il suo mito. Scopre che i metodi di Ronan Farrow sono tutt’altro che adeguati. Questo non significa che Harry Weinstein sia innocente. Significa solo che l’indagine perfetta esposta al grande pubblico dal fustigatore Ronan Allen, è tutt’altro che priva di macchie. Significa che l’ormai ex giornalista di punta del New York Times ha sempre piegato la verità ai suoi preconcetti. Che per sostenere le sue tesi ha bellamente ignorato dati e fatti. Che è salito in cattedra ignorando l’evidenza e che la sua pregevole (?) campagna di purificazione – che gli è valsa tra l’altro il prestigioso premio Pulitzer – si è basata su forzature, omissioni e manipolazioni. Onore alla serietà del New York Times che avendo condiviso il Pulitzer con Allen jr, non ha esitato a demolire la sua fama. Anche se forse, davanti alla portata velenosa dei suoi scoop, un controllo più severo sui suoi articoli non sarebbe stato fuori luogo fin dall’inizio dei suoi attacchi con un più rigoroso fact checking. Ma tant’è, la disonestà non ha pagato fino in fondo, ed è più di quanto si possa dire del giornalismo di battaglia praticato in altri paesi.