Ho un debole per i romanzi verità. Ho dedicato Il buio oltre la porta (Sperling & Kupfer) al dramma di una donna della buona borghesia italiana vittima di maltrattamenti domestici, mentre ho approfondito alcune tematiche della fecondazione assistito nelle storie vere di Perché io no (Sperling & Kupfer). Due miei romanzi – Favola in nero e Storia di Chiara sono apparsi in tedesco presso Zebulon Verlag.
Mi sono appassionata a storie di persecuzione, immigrazione ed esilio grazie alle storie de La promessa del tramonto (Garzanti, 2016), che ha vinto il premio speciale Giuditta (Alessandria).
Ho curato con Elena Mora la serie delle antologie benefiche da Cuori di pietra a Il Bicchiere mezzo pieno e Mariti (le ultime pubblicate da Piemme).
Amo molto i racconti di Natale e ne ho pubblicati diversi sia per le edizioni San Paolo che per il mensile Fogli edito da Ares e persino per il rigoroso Studi Cattolici.
Mi sono appassionata a storie di persecuzione, immigrazione ed esilio annotando i racconti alla base de La promessa del tramonto (Garzanti, 2016)).
Il nucleo forte di questo romanzo che ha vinto il premio speciale Giuditta (Alessandria) è la storia vera dei miei genitori – lui, medico ebreo ungherese, lei una infermiera cattolica italiana.
Un grande amore, fortemente contrastato dalla famiglia di mamma, che ha superato molti ostacoli per arrivare a sposarsi in Ungheria nel giugno del 1939, alla vigilia della seconda guerra mondiale e della persecuzione che ha confermato i peggiori timori della mia famiglia italiana.
Ancora oggi, a distanza di così tanti decenni mi chiedo come siamo sopravvissuti alla tempesta e com’è riuscita mia madre a difendermi dalla condanna a morte riservata a tanti sangue misto come me.
Non ho dovuto aggiungere neanche una virgola alle nostre vicissitudini, tanto sono emozionanti e coinvolgenti.
Con La ragazza col cappotto rosso (Piemme, gennaio 2020) sono tornata ai temi più importanti de La promessa, raccogliendo altre testimonianze sulla persecuzione nazista in Ungheria e sull’avvento del comunismo che ha tristemente convertito i sentimenti di ultra destra della popolazione, in una ostentata fede nel comunismo imposto dall’URSS.
Bekka, la protagonista del romanzo, è una talentuosa ragazza ebrea della buona borghesia che viene strappata alla sua vita per essere inviata in uno dei campi di lavoro/sterminio allestiti in Europa durante gli anni 40.
È un personaggio formidabile di suo, una ribelle che lotta per sopravvivere con una determinazione che le vale il rispetto dei suoi aguzzini.
L’ultimo regalo dei genitori – un bellissimo cappotto rosso – diventerà il suo talismano durante le molte peripezie di quegli anni drammatici. Il Covid ha drammaticamente rallentato la corsa di questo libro che si è comunque difeso grazie al passaparola.
Lena e il Moro (Ares, ottobre 2020) propone con ritmi teatrali l’incontro-scontro tra una professoressa in pensione e un giovane sbandato che le è piombato in casa alla Vigilia di Natale nella speranza di trovare un po’ di cibo.
La casa è isolata, la professoressa è sola, nevica, tutto potrebbe succedere perché il giovane sembra armato di pessime intenzioni.
Sono particolarmente felice di questo romanzo che ho ridotto alla metà del volume originale per consiglio del mio amico Cesare Cavalleri e che in questa versione agile e scattante mi pare finalmente convincente.
Un sogno audace (Morellini, 2021) è la storia della grande scrittrice francese Colette che ha inaugurato la collana Singolare femminile ideata da Sara Rattaro.
Donna eclettica e coraggiosa che a tutto pensava da giovane fuorché a scrivere, e che invece ha scoperto la gioiosa forza delle parole e non ha più abbandonato la scrittura pur immergendosi in altre esperienze dal teatro, cinema, giornalismo agli affari purtroppo finiti male.
Deve la sua fama trasgressiva a molti amori per uomini e donne, incluso un giovanissimo figliastro con il quale diede scandalo e che non smise mai di amarla.
Da una storia appassionante, un romanzo narrato in prima persona dall’unica figlia della scrittrice – Colette de Jouvenel – perché la collana Singolare femminile cerca l’approfondimento attraverso una chiave prettamente narrativa.
Con La guerra di H (Piemme, 2023) ho esplorato l’altro volto della guerra di Hitler che al feroce sterminio di ebrei, diversi e oppositori di varie specie, ha fatto pagare al popolo tedesco le sue ambizioni di conquista.
Ho affidato a un bambino il compito di raccontare il nazismo, la guerra e il durissimo periodo postbellico durante il quale la Germania – divisa e ridotta in macerie – ha subito fame, malattie e inenarrabili sofferenze evitando per un soffio il drammatico piano degli alleati che miravano a farne uno stato agricolo, pur sapendo che avrebbe ucciso almeno 25 milioni di tedeschi.
Poco si sa di questo volto della medaglia, che merita comunque di essere raccontato.
Ma il mio romanzo è in buona sostanza la storia di una grande famiglia borghese con amori, amicizie, sogni e intrighi, sofferenze e tradimenti.
Una saga forte, che si legge d’un fiato e che torna di stretta attualità mentre l’Europa si confronta con la guerra di Putin che ricorda troppo da vicino i drammi e le convulsioni di settant’anni fa.