Scrivere

Dopo mesi di scrittura più o meno silenziosa e due viaggi in cerca di notizie; dopo gli inevitabili dubbi e lamenti; dopo il desiderio di buttare tutto nel fuoco (alla lettera) e la preoccupazione su come si scioglieranno tutti i nodi, chiudo l’ennesima revisione del nuovo romanzo e facendo gli scongiuri del caso mi metto in attesa di novità che spero non buone, ma di più. Perché scrivere non basta. Bisogna pubblicare e farsi leggere. Due imprese nient’affatto scontate, soprattutto in questi tempi non proprio sereni che spingono alla resa, mentre invece è doveroso andare avanti. Nonostante tutto.
Di tanto in tanto mi chiedo cosa possa spingere una donna non più giovane, una moglie spesso impaziente, una madre certo inadeguata, una nonna con mille difetti a trovare il tempo e la voglia per scrivere. Ancora. Mi chiedo pure che diritto-presunzione-follia mi spinge ad andare avanti come un panzer lungo sentieri di montagna a rischio di ribaltarmi. Uno sfogo dell’anima? Una evasione da realtà sgradevoli che a ogni lettura di giornale ti dà nuovi brividi? Il desiderio di lasciare una traccia per nipoti oggi troppo piccoli per capire che forse un giorno troveranno qualcosa di buono nelle mie pagine? Tutto questo e più ancora. Se mai occorressero giustificazioni per questa follia. Imperdonabile, forse. Eppure già mi rallegro all’idea di avere un libro stampato per le mani e di condividere commenti con gli amici – amiche – e lettori.  Con  curiosità e batticuore. E la solita inquietante domanda su come andrà a finire. E se – facendo gli scongiuri – è valsa davvero la pena  di tanto batticuore.

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