A dispetto dei molti buoni propositi ho di nuovo vergognosamente trascurato il mio povero blog durante buona parte dell’estate. È vero che non sono rimasta con le mani in mano: ho scritto un nuovo romanzo e un racconto abbastanza lungo.Ho minimamente accudito un paio di non semplicissime cose di casa, considerando tra l’altro il felice nuovo arrivo di una nipotina, ho cercato di rimettermi in piedi sulle mie gambette sempre più fragili e mi sono sforzata di non dimenticare anniversari, compleanni, onomastici. Un’impresa titanica com’è noto. Ora, complice il tempo mite, tratto le nostre persiano con l’impregnante – altro compito immenso – gettando di tanto in tanto qualche occhiata ai giornali pre informarmi di quanto accade fuori dalla porta di casa mia. E qui la difficoltà si fa immensa perché maggioranza e opposizione si accusano a vicenda di spargere face news e la rottura con l’Europa sembra sempre più vicina. Più il ministro Paolo Savona rassicura tutti, meno tranquilli si sta. Ha un bel dire lui che l’uscita dall’Europa non era (è?) nei programmi del governo, che l’Italia onorerà i suoi impegni con l’Europa come ha sempre fatto e che non rischiamo di ripetere il caso Grecia (ma che stiamo a scherza’?). I fondamenti di queste tesi sono oscuri, e proprio non si capisce ben dove andiamo. O forse si capisce troppo. Dopo tutto, il ministro Savona è lo stesso esperto che suggeriva di passare dalla base euro a una nuova base lira nello spazio di una notte per prendere il mondo di sorpresa. Possibile mai che ci si avvicini al cuore del suo piano di distacco da euro ed Europa?
La domanda da un miliardo è cosa succederà se il 29 ottobre l’Europa dovesse rifiutare i piani italiani e i due vicepremier – ai quali il mondo guarda più che al premier – e se i simpatici dioscuri insistessero a tirare la corda e la medesima finisse per spezzarsi e l’Italia sarebbe fuori da tutto a sperimentare sulla propria pelle la diagnosi consolatoria dei due vicepremier – sempre loro – convinti sotto sotto che uscire dall’eurozona sarebbe per gli italiani come vincere un terno al loro. E così, mentre Di Maio racconta la sua storia di benessere in arrivo con il reddito di cittadinanza e Salvini esorta i rivali a crocifiggerlo perché le critiche lo rendono più forte – due modi diversi per conquistare voti extra – un amico che la sa lunga suggerisce un paio di modi per mettere i nostri sudati risparmi al sicuro. Intanto, con tutte queste nuvole nel cielo politico-finanziario la voglia di mollare cresce e si studia il mappamondo in cerca di uscite decorose con una domanda: a chi chiedere asilo politico?
Scartando paesi africani e asiatici ci resta qualche isolotto di pescatori o uno spunzone sulla montagna.
Sì, lo so, non sono riflessioni agevoli ma è bene affrontarle una tantum. Perché prima che il 29 ottobre l’Europa dica la sua sul nostro futuro (sì, lo so, ai vicepremier non potrebbe fregare di meno, ma noi siamo ragazzi ordinati e quando i maestri bacchettano ci mettiamo sull’attento), il 26 Standard e qualcosa darà un voto ai nostri titoli di Stato riducendoli quasi certamente al titoli spazzatura. E questo non sarebbe un complimento, né una mossa conveniente. Perché se non comperano i nostri bot dall’estero per finanziare i piani dei due vicepremier, dovremo comperarci da soli. E non sarebbe così comodo, alla fine.
Sono questi i pensieri laterali che mi hanno indotto a ignorare il blog e alla fine è lui – il blog stesso – che ha tagliato i ponti con me. Manco ricordavo più la mia password non so se mi spiego – un problema che ha comportato altri giorni di sospiri e tormenti. Grazie all’aiuto del mio fedele maestro di Blog – Giorgio Bozzo – sono tornata in campo e riprendo il dialogo con voi amici (dite la vostra senza timidezza, per favore).
Una consolazione, lo ammetto, in questo strano autunno.