E ora, cari amici, siamo proprio nei guai. Girando per scuole e parlando con ragazzi avverto grande confusione sul recente passato. Il frequente benevolo richiamo a Mussolini, e al fatto che gli italiani non sono mai stati razzisti, sembra tolto di peso dai giudizi di certi politici che si ostinano a salvare i primi sedici anni di fascismo e intravvedono l’insorgere di problemi (semmai moderati) con il varo delle leggi razziali. Quelle, per il momento, nessuno tenta di giustificarle. In qualche modo sono off limits. Per ora: ma fino a quando? Per il momento ci basta il penoso salvataggio dei primi anni del Regime. Sembrano dimenticati gli aspetti più cupi: le randellate, l’olio di ricino, le intimidazioni, l’adesione forzata, i ricatti, le complicità esasperanti, il voto all’unanimità al regime. E la mancanza di critiche trasformata in silenzi assordanti. L’Italia non è mai stata razzista, mi dice un ragazzo coraggioso e bene educato. Ma davvero? Prego compulsare il MANIFESTO SULLA RAZZA ispirato da Mussolini e firmato da dieci scienziati italici – medici, psichiatri e zoologi – le cui responsabilità sono state troppo presto dimenticate. Il sogno di creare una razza di superuomini sarà anche stato ispirato all’ideologia di Hitler, ma rispondeva a logiche e necessità del fascismo che sognava l’uomo nuovo, degno erede dell’ariano perfetto, del guerriero romano, del prode conquistatore —- separato una volta per tutte dagli individui indegni che fanno parte di diversi gruppi minoritari da ebrei a zingari. Il desiderio di mantenere pura la razza italica – ripetuto fino alla noia nel MANIFESTO – lascia storditi. Ma davvero esiste una razza nazionale – italiana o tedesca o altro – in un mondo mixato da secoli di migrazioni e guerre e amori e stupri? E davvero vogliamo scusare l’eugenetica del MANIFESTO che sognava di mettere in un angolo i più deboli e segregare ebrei e Co.? E non sembra perversa la voglia dichiarata di migliorare la “razza italica” come si cercherebbe di migliorare una razza di cavalli o cani o mucche? È già grave che i politici si permettano di “salvare” il fascismo almeno in parte (e Dio non voglia in tutto). Che li seguano i ragazzi – che dovrebbero avere studiato a scuola la nostra storia recente traendone bilanci non superficiali — prova solo che noi adulti siamo perlopiù pessimi maestri. Una conclusione sconfortante, purtroppo. E mi fermo qui.