La zingara aveva cent’anni ma non voleva morire perché ogni giorno imparava una canzone nuova. A mia madre questo detto piaceva tanto e io ascoltavo con un po’ di sufficienza quando lo ripeteva. Cent’anni mi sembravano un tempo sufficientemente lungo per una vita . Con il passare del tempo sto cambiando idea sulla durata della vita, ma soprattutto mi sono convinta sempre di più del piacere di imparare canzoni nuove. Negli ultimi mesi mi ha molto divertito ritrovare le radici antiche di alcune celebri favole. Sapevo in teoria che le fiabe erano usate da tempi antichissimi per trasmettere saggi insegnamenti alle giovani generazioni, mai avrei pensato che della fiaba di Cenerentola esistono centinaia di versioni sparse in tutto il mondo, riprese poi dal nostro Basile, da Perrault o dai fratelli Grimm.
Nell’antico Egitto, dove è presumibilmente nata (a meno che l’origine non sia cinese) Cenerentola è la favorita di un ricco mercante bistrattata dalle compagne dell’harem, ma prediletta dal dio Horus che manovra per farla conoscere a un principe in cerca di moglie. In Cina, la matrigna è una assassina e i minuscoli piedi della ragazza richiamano l’uso antico di fasciare i piedi delle bambine sino a renderli inservibili a camminare. Nella storia di Basile la killer è, invece, una nerboruta Cenerentola che uccide la perfida matrigna. Nella fiaba dei Grimm gentili tortorelle strappano gli occhi delle perfide sorelle punendole così delle sofferenze inflitte alla povera orfana. La fiaba entrata poi nel costume europeo e destinata a sopravvivere attraverso i secoli anche nei rotocalchi. Luogo d’elezione di Cenerentole gentili e fortunate che in un modo o nell’altro incontrano principi, si sposano e diventano ricche e famose e fanno dimenticare le molte ombre delle loro origini. Fino a poco tempo fa gli esempi erano moltissimi e includevano la ribelle Diana. Oggi la fiaba è in declino. Le Cenerentole femministe non hanno bisogno di un principe, si fanno strada da sole. Così va il mondo.