Il meteo annuncia tempo sereno, con possibili temporali nel tardo pomeriggio, ma i mercati finanziari – e gli orizzonti politici – si contorcono dall’alba per insolite turbolenze. Contro le aspettative di esperti e scommettitori, la Brexit è da poche ore realtà e con l’euforia degli uni – e la delusione degli altri – domina le cronache. L’addio degli inglesi al mercato comune europeo e a chissà quant’altro, è di certo una brutta botta. Altri seguiranno l’esempio britannico, quanto meno chiedendo privilegi ed esenzioni da obblighi fin qui comuni. Nazionalisti a oltranza – dati per agonizzanti – rialzeranno la testa. Rischia di frantumarsi l’ideale dell’Europa unita, forte e pacifica, una potenza mondiale da far valere sullo scacchiere internazionale.
Ci saranno restrizioni, vedremo forse sfumare parte dei risparmi, cambierà soprattutto il futuro dei nostri bambini. I nostri, fin qui, devono dirsi fortunati. Non tutti, purtroppo, ma almeno i bambini medio-borghesi, quelli che possono schifare la pasta perché poi qualcuno gli offre il riso o comunque hanno mangiato a sufficienza e non hanno la folle urgenza di riempirsi lo stomaco. Quelli che comunque possono studiare e divertirsi e restare bambini per un periodo più lungo di quanto sia mai stato possibile nella storia del mondo. Quando saranno cresciuti forse non troveranno lavoro e incapperanno in insidiosi incidenti di percorso, ma intanto li vogliamo coccolare perché almeno fino ai 16-17 anni è meglio che continuino a sognare in ambiente protetto, che poi ci penserà la vita a limare certe antenne troppo alte e certi spigoli troppo taglienti. Questi bambini, che noi tutti difendiamo a spada tratta (parlo delle ipotesi migliori, ovvio, mettendo da parte i mille drammi di sevizie e miserie che i giornali riferiscono, in abbondanza), questi bambini che hanno una dimestichezza con il mondo digitale che noi maturi – e più che maturi – non avremo mai. Noi facevamo gare con oggetti semplici come biglie e tappi di bibite in tempi che non conoscevano ancora le moderne lattimi. Li si colpiva abilmente con l’indice per farli avanzare lungo piste disegnate su cemento o scavate sulla terra, e si puntava con abilità e costanza alla vittoria. Ovviamente chi aveva abilità e costanza. I bambini d’oggi non hanno fin qui perso tempo con questi giochi rudimentali. Forse saranno costretti a ripensarci domani, se hanno ragione i profeti dell’apocalisse prossima ventura. Non sembra proprio che il loro mondo abbia le prospettive e le speranze nate sessant’anni fa quando si costruiva il concetto del vecchio continente forte e unito. Forse rimpiangeremo le occasioni perdute e ci piangeremo addosso per il molto non detto e non fatto. Forse avranno di che pentirsi i politici europei di oggi, autori di leggi spesso farneticanti e complici di costosi equilibri alle spalle dei contribuenti. Gli assurdi spostamenti da Bruxelles a Strasburgo, per esempio, o le strampalate prescrizioni su formaggi e cioccolato.
Io, intanto, preparo cassoni per pomodori, patate e insalate varie sulla mia terrazza. Lo spazio è minimo, ma potrebbero comunque tornare utili. Sembra che abbia una mano particolarmente felice con le erbette. Qualcosa ci inventeremo, diceva mio padre quando le acque si facevano turbolente. Anche se la fatica più grande sarà di tenere la testa sollevata e la bocca ben chiusa per non inghiottire palate di m…